Fabriano è una delle pochissime città al mondo dove ancora oggi si fabbrichi carta a mano, una testimonianza della volontà di non recidere i legami con una tradizione pluricentenaria.I preziosi fogli che escono dal reparto “tini” vengono utilizzati per edizioni di pregio, disegno artistico e stampe d’arte, corrispondenza e partecipazioni, diplomi di laurea, buoni del tesoro, ecc. Le materie prime di cui ci si serve per la loro produzione sono sceltissime: cotone, canapa, lino,coloranti speciali; e molto accurata è la preparazione dell’’impasto che viene effettuata per mezzo delle vecchie raffinatrici olandesi. La fase centrale della lavorazione è rimasta uguale a quella di 700 anni fa. Il “lavorente” ripetendo gli stessi gesti dei cartai fabrianesi del XIII secolo, immerge, con la sua mano sensibilissima, la forma nel tino e ne estrae ogni volta la stessa quantità di pasta che distribuisce uniformemente su tutta la superficie della tela. La forma è il mezzo con il quale si ottiene la feltrazione delle fibre; essa è costituita da una tela metallica delimitata da un telaio “casso” o “cascio”, a guisa di cornice non fissa ma che poggia unicamente sul perimetro della tela per consentirne la tenuta della pasta e delimitarne le dimensioni del foglio che verrà ottenuto. Poi non appena il foglio si è formato, il lavorente passa la forma al ponitore , il quale dopo aver lasciato per un momento scolare l’acqua, adagia la forma su un feltro di lana determinando il distacco del foglio della tela. Un foglio e un feltro sopra l’altro, si forma una pila o “posta” che viene viene messa sotto una pressa idraulica: avviene in questa maniera, la prima disidratazione dei fogli. Questa operazione riducendo il contenuto di acqua a circa il 50%, permette di distaccare i fogli dai feltri e disporli, così. Negli “stendaggi”, cioè appesi in grandi locali dove la circolazione dell’ aria, alla temperatura ambiente, ne completa l’asciugamento. Subito dopo avviene l’ operazione di collatura: i fogli cioè, si immergono in un bagno di gelatina animale che rende il loro interno impermeabile agli inchiostri e assicura una lunghissima conservazione nel tempo. A questo punto la carta è pronta per l’ essiccamento definitivo che ha luogo disponendola nuovamente nello stendaggio. Infine si eseguono le operazioni di allestimento, con le quali la carta viene “rifinita” attraverso la “scelta”,”contatura”, “pressatura”, “satinatura”, “impaccatura” e “stagionatura” a magazzino. La capacità produttiva di un ” Tino ” è molto ridotta e al massimo raggiunge i 100Kg. giornalieri.
da Museo della carta e della filigrana
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